Giorgio Nardone da avvio al primo progetto di ricerca per la messa a punto di un trattamento in tempi brevi sui disturbi fobici e ossessivi sotto la supervisione di Paul Watzlawick e Jouhn Weaklandi, iniziando così ad elaborare tecniche innovative per l'intervento su un'area di patologia poco esplorata dal modello tradizionale del MRI, (Scuola di Palo Alto)
Paul Watzlawick e Giorgio Nardone iniziano a formulare, in maniera del tutto originale, il Modello della terapia breve strategica distinguendolo dalle altre forme di psicoterapia breve di stampo sistemico ed ericksoniano o di tipo cognitivo-comportamentale, definendone le prerogative epistemologiche-teoriche e applicative, il metodo della ricerca, la logica del problem solving strategico e le strategie di comunicazione terapeutica. Il tutto dette l'avvio a quella che poi sarà la moderna evoluzione della Psicoterapia Breve Strategica, presentata al largo pubblico nel 1990 attraverso la pubblicazione del manifesto dell'approccio evoluto. L'arte del cambiamento.
Giorgio Nardone elabora, tra la miriade di stratagemmi e di artifici teorici che si trovano nella letteratura sia orientale che occidentale, una sua personale sintesi che racchiude la tradizione ma anche la moderna applicazione, al fine di individuare criteri base per la messa a punto di specifici stratagemmi così come per la formazione delle abilità strategiche.
Negli anni vengono effettuate varie tecniche-intervento sui vari disturbi (fobici, ossessivi, panico, fobie, disordini alimentari, disfunzioni sessuali). Nel 2003 vengono presentati i risultati di uno studio longitudinale basato sulla valutazione dei risultati relativi all'efficacia ed efficienza differenziale di tutti protocolli di trattamento per le differenti forme di psicopatologia elaborati e applicati nel decennio precedente per un totale di 3484 pazienti. Risultati: 86% dei casi risolti con una media di 9 sedute. Inoltre a seguito di un prolungato studio condotto dal gruppo Nardone, non solo in ambito clinico ma anche in contesti istituzionali scolastici e familiari vengono individuati moderni modelli di dinamica famigliare, in particolare viene evidenziata per la prima volata come la famiglia occidentale si regga soprattutto su dinamiche relazionali di iper-protezione e permissività. Sulla base di ciò sono state messe a punto tecniche di consulenza indiretta ovvero: trattare il problema senza la presenza della persona che ha il problema.
DIALOGO STRATEGICO.
Dopo un percorso di ricerca, applicazione realizzata nell'arco di 15 anni presso il centro di Arezzo, viene formulato il dialogo strategico, come sintesi evoluta dell'antica retorica del linguaggio ipnotico e della pragmatica, divenuta la tecnica più avanzata per condurre un singolo colloquio, capace dii indurre radicali cambiamenti nell'interlocutore.
In virtù del lavoro svolto da Giorgio Nardone in ambito della logica di problema solving, che sottende alle strategie e agli stratagemmi terapeutici, viene esposto il modello della logica strategica/non ordinaria nella sua formulazione come modello logico/applicativo evoluto.
COUNSEL COACHING BREVE STRATEGICO sviluppato da M.Cristina Nardone sulle basi del Modello Strategico, sfruttando al massimo la potenza delle tecniche di Problem Solving e comunicazione strategica, si distingue per nuove tecniche "Action oriented" oltre che la su flessibilità e autocorrezione: si adatta alla realtà alla quale si applica, in modo da guidare la persona a cambiare modo di comunicare e sentire gli eventi accompagnandola così ad apprendere nuovi comportamenti e sviluppare nuovi talenti.
Non a caso la Comunicazione Strategica è la seconda anima del Problem Solving Strategico e del Coaching Strategico®, una comunicazione pragmatica e performativa, che studia gli effetti sull’agire umano, quella parte dello studio del linguaggio che si occupa specificatamente di come la comunicazione influenzi il “come” gli individui costruiscono, consapevoli o inconsapevoli, le loro realtà, che continuamente subiscono e/o gestiscono. (Watzlawick, Beavin, Jackson, 1967).
Il linguaggio ci parla, ci forma, ci modella: a seconda delle parole che usiamo influenziamo i nostri processi mentali, poiché la cornice linguistica che diamo alle cose ne modifica il significato attribuito. Così, se «le parole sono pallottole» (Wittgenstein) che «spariamo» agli altri e a noi stessi e che orientano il nostro modo di percepire la realtà, diventa indispensabile saper utilizzare la comunicazione in senso consapevole e pragmatico. Solo attraverso un uso strategico della comunicazione possiamo guidare noi stessi e gli altri a liberarsi dalle «trappole» percettive di cui siamo spesso inconsapevoli e a cui sembra così difficile sfuggire.
In letteratura si possono trovare differenti modelli di Problem Solving, quello presente è stato formulato in maniera originale dal gruppo Nardone, in virtù della ultra ventennale esperienza nel risolvere problemi individuali, relazionali, organizzativi e manageriali.
L'approccio al Problem Solving Strategico ha due tradizioni antiche: quella ellenica della retorica dei sofisti e quella cinese dell'arte dello stratagemma, ovvero, le antiche arti di risolvere apparentemente irrisolvibili situazioni mediante l'uso di stratagemmi e modi di comunicare suggestivi e persuasori, oltre che una epistemologia avanzata che si rifà alla teoria della comunicazione nata in ambito antropologico con G. Bateson, agli sviluppi costruttivisti della teoria cibernetica (H.Von Foester, E. von Glaserfeld), agli studi sul linguaggio persuasorio di Milton Erickson e ai principi teorico-applicativi della comunicazione approfonditi dal Mental Research Institute di Palo Alto (P. Watzlawick, Weakland, Fish, Jackson) e alla branca specialistica della logica matematica nota come «logica strategica» (Elster, 1979, 1985; Da Costa, 1989a, 1989b; Nardone, Salvini, 1997; Nardone, 1998).
Le sue strategie non sono frutto di un improvviso atto di creatività, ma sono basate sull'applicazione di un sistematico e rigoroso metodo di ricerca, attraverso una precisa logica (non ordinaria) di intervento che fanno si che rigore ed inventiva si complementino e si alimentino a vicenda, poiché come sosteneva G. Bateson “Il rigore da solo è morte per asfissia la creativa da sola è pura follia”. Tale logica si differenzia dalle logiche tradizionali (ordinarie) per la sua caratteristica di mettere a punto il modello di intervento sulla base degli obiettivi prefissati e delle specifiche caratteristiche del problema affrontato, piuttosto che sulla base di una teoria precostituita. In altri termini, si rinuncia a seguire ciecamente una qualsiasi prospettiva rigida che fornisca, in maniera deterministica, indicazioni su come procedere o pretenda di dare una descrizione aprioristica ed esaustiva dei fenomeni che si stanno studiando e sui quali si vuole intervenire. “L’ imperativo metodologico” infatti è: sono le soluzioni che spiegano i problemi e non le spiegazioni che guidano alle soluzioni. Pertanto la tecnologia del cambiamento si evolve sulla base della sua efficacia e non sulla base di teorie da provare, si osserva quindi il passaggio da una metodologia ipotetico–deduttiva a una costitutivo–deduttiva, ovvero: invece di conoscere per cambiare, cambiare per conoscere (Watzlawick, Nardone, 1997). Una prospettiva, questa, chiaramente non ordinaria che, attraverso stratagemmi, espedienti comunicativi non lineari, ci consente di costruire una realtà nella quale si può ottenere un cambiamento laddove prima non era possibile. Non devono infatti stupire risultati talvolta eclatanti tanto da essere dichiarati magici poiché come indicava A. C. Clarke “una tecnologia abbastanza avanzata è indistinguibile dalla magia”.
Il CounselCoaching Breve Strategico è formato da due anime: Il Problem Solving Strategico e la Comunicazione strategica.
Non esiste Problem Solving Strategico senza Comunicazione Strategica, non esiste Comunicazione Strategica senza Problem Solving Strategico.
Due facce della stessa medaglia che vanno armonizzate, in modo da creare una sorta di danza comunicativa per cui il cambiamento prefissato sia reso non solo possibile ma inevitabile.
Bibliografia di riferimento